domenica 11 dicembre 2011

simple past, present perfect

L'ultima fase della mia vita è stata caratterizzata da profondi cambiamenti. Mi sono ritrovato molto a riflettere su me stesso e sulle persone che mi stanno attorno; soprattutto su quelle che mi sono state attorno. Nel corso di mille discussioni e ragionamenti spesso è uscito il tema del passato.
Dal calderone di parole ho estratto la conclusione che le persone si dividono principalmente in tre tipologie: quelle che vivono nel passato, quelle che al passato ci buttano un occhio per migliorare il presente e quelle, ma devo ammettere veramente un numero esiguo, che il passato lo snobbano alla grande, magari senza rinnegarlo ma anche senza dargli quantomeno la considerazione che meriti.
La prima categoria è composta da anime nostalgiche che rimpiangono i bei tempi andati, convinti che perpetuandone il ricordo prima o poi le stesse condizioni vissute possano materializzarsi nuovamente. Credo che nella quasi totalità dei casi tale speranza venga prima o poi sostituita da un profondo senso di tristezza e in certi casi limite tale sostituzione porti addirittura alle sindromi depressive. Il passato, per quanto meraviglioso possa essere stato, è passato. L'oggi si trova nel presente ed è da qui che bisogna procedere, tenendo però memoria di quello che ci siamo lasciati alle spalle, senza ossessioni.
La seconda tipologia ha proprio questa impostazione, andare avanti ma con lo specchietto retrovisore a portata. La sua utilità sta nel tenere a mente gli errori commessi, magari anche a rivalutarli e cercare di evitare che si ripresentino. Ma anche quella di rivisitare i successi e le soddisfazioni passate, le scelte giuste e i bei momenti. Le felicità trascorse. Inoltre, e non da meno, il retrovisore ha il compito di farci ricordare chi siamo, nel senso più alto del termine.
Il terzo tipo è forse quello per il quale nutro meno simpatia ma pur sempre rispetto, anche se non riesco proprio a comprenderne e condividerne i precetti.
Vivere oggi. Punto.
Domani? Sarà sicuramente bellissimo!
Ieri? Non serve, grazie.
Certo ho schematizzato un po' frettolosamente, ma penso rispecchi abbastanza fedelmente la mia idea della terza categoria, nella quale, credo sia palese, io non mi rispecchi affatto (sarà causa la mia impostazione di appassionato di storia?). Ammiro l'ottimismo e la positività, ma per il resto: che tristezza!
Siccome amo le citazioni altrui vi lascio con l'esternazione, a tal proposito, di una delle persone che hanno avuto un ruolo primario nella mia esistenza:
"(...) anni (...) non valgono quanto un minuto di vita vissuta veramente, ora, con consapevolezza."
Amo e al medesimo tempo odio questa frase della quale io conosco i dettagli del contesto e alla quale ribatto:
"Il nostro essere oggi si è il risultato di ciò che abbiamo fatto nel passato, non l'idea di quello che potremmo fare nel futuro. Inoltre ritengo che la consapevolezza sia un'arma a doppio taglio: ciò che si crede di essere non sempre corrisponde a ciò che realmente si è. Il realizzarlo è cosa assai complicata e il più delle volte sconfortante, ma è l'unico modo per essere veri. Io ne sono testimone"
Ora vi lascio davvero, augurando a tutti buone feste e ricordando un'ultima citazione (ancora!?) di una vecchia pubblicità della pasta:
"Per essere davvero liberi bisogna avere radici."
Buon natale!




Un baso dal Baso!