mercoledì 11 maggio 2011

C'è ancora tempo?

Ho sempre vissuto con la convinzione di avere perennemente tempo a disposizione. Per qualsiasi cosa.
Quando ero più giovane, più giovane di così intendo, tendevo a procrastinare. Non solo le azioni ma anche le intenzioni. Pensavo avrei avuto tempo per qualunque cosa desiderassi, per gli hobby, lo sport, i viaggi, la salute... e in fin dei conti per moltissime cose futili è ancora così ma per altre no. E sono proprio queste altre che mi danno da pensare.
Ciclicamente mi fermo a riflettere e a redigere un bilancio della mia vita, come credo tutti facciano più o meno di frequente. Più passano gli anni e più il risultato d'esercizio ha un peso maggiore dei bilanci precedenti. Le responsabilità, gli impegni, oneri, ratei, risconti, tutto diventa maggiore. 
Ripensando ai problemi adolescenziali non riesco a non sorridere. Tutti quei "cioè" spesi abusivamente nelle confidenze agli amici, nelle lunghe telefonate da una cabina del centro per conquistare il cuore di chissà quale ragazzina che non mi "cagava neanche di striscio", come si dice da queste parti. Ogni età ha i suoi problemi insormontabili ma col senno di poi posso permettermi di ridere sopra le mie turbe psichiche post-pubertali (si potrà poi dire?).  
Anche adesso sono in fase di bilancio, come ce ne sono state tante nel corso della mia giovane, ripeto, giovane vita. Ora però gli argomenti di riflessione li sento molto più importanti. Direi più o meno essenziali per il mio equilibrio futuro. Forse perché l'orologio biologico a dispetto dello stile di vita "imposto" della moderna società se ne sbatte altamente dei dogmi comminati dalle mode e dagli usi e costumi creatisi in questa generazione. O forse perché semplicemente il mio piano di ammortamento per i prossimi esercizi non riesce ad incastrarsi nella realtà che mi circonda. Non sono più così sicuro di avere tanto tempo a disposizione.
Ho come la sensazione che il mio lassez faire stia lasciando il posto ad una sorta di ansia da prestazione, o, meglio, ad una perplessità sulla qualità del mio operato nel recente passato, delle mie scelte, dei miei percorsi. 
Il succo del discorso è che sono arrivato alla mia età cosciente delle scelte prese, senza rinnegarle, ma con un filo perplessità sul mio domani. 
Perdonerete ancora la sfilza di banalità condite da linguaggio pseudo-tecnico-commerciale ma sono diplomato ragioniere e non c'è momento della mia vita, da quando ho tentato di intraprendere l'università, che non venga a galla il mio disagio per non aver intrapreso alle superiori un indirizzo di studi classici. Ma forse per quello c'è ancora tempo.



John Maynard Keynes


Una grande barba vuol dire pidocchi, non cervello [citazione di un anonimo greco per sfatare la saggezza senile]

1 commento:

  1. Non desideravo molto, dalla vita.
    Soltanto morire un pò meno scemo di come ero nato.
    Un traguardo non troppo impegnativo.
    Mi sono sforzato in questi ormai troppi anni.
    Ho cercato di crescere.
    Di sviluppare delle qualità minime.
    Ho tentato tutto per evolvermi, modificarmi.
    Ho letto libri ed ho viaggiato tanto.
    Mi sono interrogato e ho interrogato gli altri.
    Qualche volta, un pò di blu sull´orizzonte mi ha dato la speranza.
    Ma poi, ma poi mi osservo meglio, guardo più profondamente in quel che sono e la verità torna a vincere sulla menzogna.
    Non sono Cambiato.
    Nulla è cambiato.
    Morirò scemo così come sono nato.
    Cazzone avariato...
    ;)

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